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× Data 2015
× Distretto Bolzano

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Schwarzwald
Bene culturale / Oggetto

Schwarzwald / Sailstorfer, Michael

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Titolo / Responsabilità: Schwarzwald / Sailstorfer, Michael

Descrizione fisica: installazione : porzione di bosco colorata lunghezza 6 m - porzione di bosco colorata larghezza 6 m - porzione di bosco colorata altezza 6 m - monitor altezza 54 cm - monitor larghezza 59 cm - monitor profondità 47 cm - piedistallo altezza 95 cm - piedistallo larghezza 60 cm - piedistallo profondità 50 cm

Data:2015

Nota:
  • registrato
  • "Mutazioni di significato, di funzione e di contesto sono caratteristiche fondamentali dell’opera di Michael Sailstorfer. L'artista deforma e spesso scompone letteralmente ciò che lo circonda: nelle opere realizzate sono fisicamente visibili i segni della trasformazione attuata dall'artista, ma è riscontrabile anche una visione del mondo che cerca di sfuggire a un rigido funzionalismo. Sailstorfer ha partecipato alla collettiva Light Lab a Museion nel 2005 realizzando la grande installazione luminosa Elektrosex nello spazio pubblico di Bolzano. L'acquisto di Schwarzwald arricchisce la collezione di Museion con una nuova opera incentrata sulla metamorfosi dello spazio: l'installazione ha una durata limitata nel tempo e deve essere ri-attivata ogni volta che viene esposta. Il lavoro in sé non è un video, ma la trasmissione live di una situazione del bosco – formale, atmosferica, poetica – in continua mutazione, che avviene davanti agli occhi dello spettatore." (Mostra "Collezionare per un domani: nuove opere a Museion", Museion, 21.03.2015 – 10.01.2016)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Es. unico - Installazione composta da un monitor Hantarex su piedistallo bianco, collegato ad un computer con connessione internet. Le immagini sul monitor mostrano una porzione di bosco colorata di nero (ca. 6 x 6 x 6 m) filmata da una telecamera e che in tempo reale trasmette tramite internet le immagini sul monitor all'interno della sala espositiva. L'installazione non ha audio.

Der Hexenhammer
Bene culturale / Oggetto

Der Hexenhammer / Fumai, Chiara

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Titolo / Responsabilità: Der Hexenhammer / Fumai, Chiara

Descrizione fisica: assemblage - grafica : opera (cad.) altezza 29.7 cm - opera (cad.) larghezza 21 cm - cornice (cad.) altezza 49.5 cm - cornice (cad.) larghezza 39.5 cm - cornice (cad.) profondità 3.5 cm

Data:2015

Nota:
  • carta giapponese
  • carta patinata
  • inchiostro
  • filo
  • scritto
  • incollato (Collage)
  • ricamato
  • cucito
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Abstract: 16 opere a tecnica mista (collage, scritte e ricamo su carta), incorniciate singolarmente. Queste opere riportano varie citazioni, tradotte in italiano, tratte da testi della giornalista e terrorista tedesca Ulrike Meinhof (tra cui una lettera aperta a Farah Diba del 1967, un testo su un incendio di un grande magazzino del 1968, il programma di guerriglia urbana del 1971 e la dichiarazione per il dibattito Comitato Aiuto Rosso del 1972) e fanno parte di un progetto più ampio dell'artista, nato nello spazio della Project Room di Museion. Durante la mostra a Museion, questa serie di opere venne accompagnata da una performance live dell'artista in stretto dialogo con il contesto di Museion e delle sue mostre. In otto appuntamenti da gennaio ad aprile 2015 Fumai, impersonando la figura di Ulrike Meinhof, guida infatti i visitatori e visitatrici attraverso l'esposizione di un'altra artista, Rossella Biscotti, che si svolse in contemporanea al quarto piano di Museion. Non una semplice visita guidata, ma un gioco di sovrapposizioni e rievocazioni di frammenti dalla storia recente, che in Chiara Fumai rivivono attraverso la voce e la storia della Meinhof (i testi riportati sulle 16 opere fanno da "copione" per la performance). Nel progetto per Museion l'impegno politico e ribelle di Meinhof è associato all'immaginario del trattato medievale Malleus Maleficarum, celebre trattato contro la stregoneria pubblicato dai frati domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprengler nel 1478 (tradotto in tedesco con 'Der Hexenhammer' che dà il titolo all'opera).

Le Teste in Oggetto
Bene culturale / Oggetto

Le Teste in Oggetto / Biscotti, Rossella

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Titolo / Responsabilità: Le Teste in Oggetto / Biscotti, Rossella

Descrizione fisica: scultura : parte 1 (anteriore) altezza 118.5 cm - parte 1 (anteriore) larghezza 100 cm - parte 1 (anteriore) profondità 57 cm - parte 2 (posteriore) altezza 118.5 cm - parte 2 (posteriore) larghezza 100 cm - parte 2 (posteriore) profondità 47 cm - Europalett (cad.) lunghezza 120 cm - Europalett (cad.) larghezza 80 cm - Europalett (cad.) altezza 14.5 cm

Data:2015

Nota:
  • silicone
  • gesso
  • resina epossidica
  • legno
  • montato
  • "Nel 2009 Rossella Biscotti riesce a presentare per la prima volta al pubblico le sculture alla Nomas Foundation di Roma attuando un radicale capovolgimento d'intenti: da monumenti celebrativi diventano un oggetto di riflessione e discussione. Demolendo il concetto di monumentalità, l'opera propone un'analisi storica e un approfondimento sul significato della rappresentazione artistica. Per la mostra a Museion Rossella Biscotti ha deciso di realizzare dei calchi delle teste in oggetto, i quali mantengono una relazione con le opere originali, ma allo stesso tempo attuano una decostruzione delle stesse. Le impronte delle teste danno un seguito al processo innescato con lo spostamento fisico del 2009, ma le modalità di riproduzione contengono in sé un chiaro interesse per lo scarto, per la funzione critica che un calco può innescare. Infatti, le teste sono riprodotte in silicone colorato e resina acrilica e in maniera frammentata e non lasciano dunque spazio a riletture nostalgiche, bensì aprono a nuove modalità di pensare il futuro." (Brochure della mostra "Rossella Biscotti - L'avvenire non può che appartenere ai fantasmi", Museion, 31.01.2015 – 25.05.2015, pag. 13)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Calco in due parti (metà anteriore e metà posteriore) realizzato in silicone blu RTV-2/118, gesso e resina acrilica simil ceramica di una testa monumentale di Benito Mussolini. Le due metà del calco sono esposte su due Europalette separate. La testa è una delle complessivamente cinque sculture in bronzo (di Benito Mussolini e Re Vittorio Emanuele III) ritrovate dall'artista Rossella Biscotti nei depositi del Palazzo degli Uffici all'EUR di Roma. Le teste bronzee vennero commissionate a Giovanni Prini e Domenico Rambelli in occasione dell'Esposizione Universale del 1942, in seguito annullata.

Schwarzwald-Bozen
Immagine / Fotografia

Schwarzwald-Bozen / Sailstorfer, Michael

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Titolo / Responsabilità: Schwarzwald-Bozen / Sailstorfer, Michael

Descrizione fisica: fotografia : opera altezza 21.7 cm - opera larghezza 32.5 cm - riquadro altezza 20 cm - riquadro larghezza 30 cm

Data:2015

Nota:
  • carta fotosensibile
  • fotografato (fotografia in bianco e nero)
  • stampato (stampa a pigmenti)
  • "Mutazioni di significato, di funzione e di contesto sono caratteristiche fondamentali dell’opera di Michael Sailstorfer. L'artista deforma e spesso scompone letteralmente ciò che lo circonda: nelle opere realizzate sono fisicamente visibili i segni della trasformazione attuata dall'artista, ma è riscontrabile anche una visione del mondo che cerca di sfuggire a un rigido funzionalismo. Sailstorfer ha partecipato alla collettiva Light Lab a Museion nel 2005 realizzando la grande installazione luminosa Elektrosex nello spazio pubblico di Bolzano. L'acquisto di Schwarzwald arricchisce la collezione di Museion con una nuova opera incentrata sulla metamorfosi dello spazio: l'installazione ha una durata limitata nel tempo e deve essere ri-attivata ogni volta che viene esposta. Il lavoro in sé non è un video, ma la trasmissione live di una situazione del bosco – formale, atmosferica, poetica – in continua mutazione, che avviene davanti agli occhi dello spettatore." (Mostra "Collezionare per un domani: nuove opere a Museion", Museion, 21.03.2015 – 10.01.2016)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Ed. 1/30 – 30/30 + 5 AP - Inv. Museion: 1/30 - Stampa fotografica ai pigmenti su carta fotosensibile (RAUCH PGC 260 FD high gloss) con l'immagine di una porzione di bosco colorata di nero. La fotografia documenta l'opera di Sailstorfer "Schwarzwald" (nr.inv. Museion 2342) composta da un monitor Hantarex collegato ad un computer con connessione internet. Le immagini sul monitor mostrano appunto la porzione di bosco colorata di nero (ca. 6 x 6 x 6 m) filmata da una telecamera, che in tempo reale trasmette tramite internet le immagini sul monitor all'interno della sala espositiva. L'edizione è stata realizzata per la vendita presso il Bookshop di Museion in occasione della mostra di Museion "Collezionare per un domani: nuove opere a Museion" (21.03.2015 - 10.01.2016).

Drinking a Young Woman in a Dutch Courtyard
Bene culturale / Oggetto

Drinking a Young Woman in a Dutch Courtyard / Simonetti, Gianni-Emilio - Bonotto, Luigi

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Titolo / Responsabilità: Drinking a Young Woman in a Dutch Courtyard / Simonetti, Gianni-Emilio - Bonotto, Luigi

Descrizione fisica: media audiovisivo - grafica : scatola altezza 7 cm - scatola larghezza 10 cm - scatola profondità 2.5 cm - USB Card altezza 5 cm - USB Card larghezza 8 cm - Video (VisualMusicalScore) durata 42 min - fogli pieghevoli entità pagine 4

Data:2015

Nota:
  • materia plastica
  • carta
  • registrato
  • filmato
  • stampato (stampa offset)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Ed. 198/200 - Scatola editoriale in plastica trasparente, contenente: - una USB Card con il VisualMusicalScore "Drinking a Young Woman in a Dutch courtyard. A Musical Tribute to Pieter De Hoock" (video a colori della music performance realizzata il 10 ottobre 2015 al MA*GA Museum di Gallarate durante "Ginger Island", evento progettatto per la Giornata del Contemporaneo dei Musei AMACI), - 4 fogli pieghevoli con indicazioni ed informazioni. Edito da Fondazione Bonotto. L'edizione è composta complessivamente da 250 scatole: 200 copie con numeri arabi e 50 copie con numeri romani.

E=C=L=I=P=S=E
Bene culturale / Oggetto

E=C=L=I=P=S=E / Evans, Cerith Wyn

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Titolo / Responsabilità: E=C=L=I=P=S=E / Evans, Cerith Wyn

Descrizione fisica: installazione : opera altezza 266 cm - opera larghezza 1484 cm

Data:2015

Nota:
  • vetro
  • neon
  • metallo
  • luce
  • montato
  • "L'opera E=C=L=I=P=S=E, ideata e realizzata appositamente per Museion, è una grande superficie luminosa che si relaziona alla vetrata della facciata occidentale di Museion e al paesaggio retrostante: è la vetrata dove tramonta il sole. Lo 'schermo di luce' è un testo formato da lettere al neon che narrano l'esperienza di un'eclissi solare dal punto di vista di un soggetto che si confronta con questo fenomeno di respiro ampio e globale. La superficie dell'opera forma una traiettoria leggermente curva rispetto alla facciata: è luce contro luce e sta in controluce, una dimensione cara all'artista in quanto rende visibili solo i contorni; è luce che assiste al calare della luce, al transito degli astri." (testo tratto dalla mostra "Cerith Wyn Evans", Museion, Bolzano 03.10.2015 - 10.01.2016)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Scritta al neon bianca appesa al soffitto. Il testo in lingua inglese racconta l'esperienza di un'eclissi solare: " I look at the sky… daylight is fading. / There's a newspaper under my arm: On Monday, October 3rd, an annular total eclipse of the Sun will be visible from within a narrow corridor which traverses the Iberian Peninsula and stretches across the African continent. / A partial eclipse will be seen within the much broader path of the Moon's penumbral shadow, which includes Europe, Western Asia, the Middle East, the most of Africa and India. / It is now dark outside, and neon strip lighting illuminates the room with the same pale dispassion as the off-duty wintry daylight. The path of the annular eclipse begins over the North Atlantic at 08:41UT. Rushing southeast, the totality quickly reaches the northern coast of Spain and Portugal (08:51UT). / Bisecting the Iberian Peninsula, the shadow engulfs Madrid (08:56UT) / which lies near the central line. The annular phase will last 04min 11sec over this capital city with 90% of the Sun's surface being obscured by the Moon. / Isla de Ibiza straddles the northern path limit as the shadow crosses the western Mediterranean. Upon reaching the African continent, Algiers lies within the shadow's trajectory (09:05UT) / and will experience a totality of 03min 5sec. / Following a southeastern course, the totality passes through southern Tunisia and central Libya where the Moon's umbral shadow will return six months later during the total eclipse of March 29th. / After briefly skirting northern Chad, the shadow sweeps across central Sudan where greatest eclipse occurs at 10:30:42UT. / The annular duration 4min 31sec, the Sun is 71' above the desolate desert landscape. / The central track runs along the southern Sudanese - Ethiopian border before entering northern Kenya where it engulfs much of Lake Turkana (11:10UT). / Southernmost Somalia is the eclipse's final landfall (11:30UT) before heading east across the Indian Ocean where the path ends at local sunset (12:22UT)… " [ ITA Guardo il cielo… la luce del giorno svanisce. Ho un giornale sottobraccio. Dice: lunedì 3 ottobre un'eclissi anulare di sole sarà visibile da uno stretto corridoio che attraverserà la penisola iberica e si estenderà su tutto il continente africano. Un'eclissi parziale sarà visibile all'interno della più ampia fascia penombrale della luna, che includerà Europa, Asia occidentale, Medioriente e gran parte dell'Africa e dell'India. Ora fuori è buio e una fila di luci al neon illumina la stanza con la stessa pallida indifferenza della luce naturale invernale. Il percorso dell'eclissi anulare inizia sopra l'Atlantico del nord alle 08.41 UTC. Dirigendosi verso sud-est, la fascia di totalità raggiunge rapidamente la costa settentrionale della Spagna e del Portogallo (8.51 UTC). Bisecando la penisola iberica, l'ombra inghiotte Madrid (8.56 UTC) che si trova accanto alla linea centrale. L'anularità durerà 4'11'' sopra la capitale, con il 90% della superficie solare oscurato dalla Luna. L'isola di Ibiza si trova a cavalcioni del suo percorso settentrionale mentre l'ombra attraversa il Mediterraneo occidentale. Quando questa raggiunge il continente africano, Algeri si trova all'interno della traiettoria d'ombra (9.05 UTC) e la totalità sarà di 3'5''. Puntando verso sud-est, la fascia di totalità dell'eclissi passa sulla Tunisia del sud e sulla Libia centrale, dove l'ombra della Luna tornerà sei mesi dopo durante l'eclissi totale del 29 marzo. Dopo aver sfiorato brevemente il Ciad settentrionale l'ombra passa sul Sudan centrale dove l'eclissi più intensa si verifica alle 10.30.42 UTC. L'anularità è di 4'31'', il Sole è 71 gradi sopra il desolato paesaggio desertico. La fascia centrale corre lungo il confine meridionale tra Sudan ed Etiopia prima di entrare nel Kenya settentrionale dove coprirà quasi tutto il lago Turkana (11.10 UTC). Il sud estremo della Somalia è l'ultimo approdo dell'eclissi (11.30 UTC) che poi si dirige a est verso l'oceano Indiano, dove il suo viaggio finisce all'ora locale del tramonto (12.22 UTC)...]

Detournement 15/11/15
Immagine / Fotografia

Detournement 15/11/15 / Evans, Cerith Wyn

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Titolo / Responsabilità: Detournement 15/11/15 / Evans, Cerith Wyn

Descrizione fisica: fotografia : opera altezza 149 cm - opera larghezza 102.5 cm

Data:2015

Nota:
  • carta
  • stampato
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Ed. 1/30 – 30/30 + 10 AP - Inv. Museion: 6/30 - Stampa fotografica in bianco e nero con l'immagine (specchiata orizzontalmente) della porta con due stipiti che divideva le tre stanze dell'atelier parigino di Marcel Duchamp. L'edizione è stata realizzata per la vendita presso il Bookshop di Museion in occasione della mostra di Museion "Cerith Wyn Evans" (03.10.2015 - 10.01.2016).

to be continued_2
Bene culturale / Oggetto

to be continued_2 / Gasser, Werner

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Titolo / Responsabilità: to be continued_2 / Gasser, Werner

Descrizione fisica: installazione : misure variabili

Data:2015-2016

Nota:
  • legno
  • vetro acrilico
  • metallo
  • cartoncino
  • montato
  • stampato
  • "WERNER GASSER TO BE CONTINUED_2 Ho visto per la prima volta l'edizione di cartoline to be continued di Werner Gasser subito dopo la loro pubblicazione nel 2000. Ho cominciato a guardare una ad una le 15 cartoline, più e più volte, in sequenza dalla prima all'ultima, e stese tutte insieme davanti a me come un grande dipinto. Ero incantato. In seguito la mia opinione riguardo a molte questioni inerenti la fotografia era mutata. Il primo incontro ebbe l'effetto di un provocante enigma. Saltava all'occhio l'assenza delle fotografie di New York con le classiche linee verticali. A prima vista, sembrava la raccolta di immagini di un esploratore urbano sprovvisto di cartina, che si concede il piacere di perdersi. Uno che, come il sonnambulo di Paul Valéry, si muove al di fuori dei percorsi turistici di massa in balia di un piacere dello sguardo che non necessita di alcuna giustificazione. Vi erano contenuti sia gli “snapshot” spontanei – che normalmente in fotografia sono una garanzia di autenticità – sia la precisa struttura compositiva di eventi percettivi. Il paradosso del fotografo che, volendo catturare ciò che in assoluto è più evidente e intangibile, è consapevole del fatto che la spontaneità può facilmente apparire “artificiosa”: i lavori di Werner Gasser contengono entrambi gli elementi, contrapposti e costitutivi allo stesso tempo. La bellezza di queste fotografie era indiscutibile, ma si trattava di una bellezza che non si manifestava immediatamente e mi parve dubbio se il concetto di “bellezza” fosse quello giusto. Nelle immagini si esprimeva un essere al mondo poetico, l'atteggiamento lirico di Haiku che trattano di momenti della vita intrecciati tra loro in profondità, uno sorpreso della presenza dell'altro. Solo poche fotografie permettono di identificarne il luogo, essendo stati eliminati o soppressi tutti gli elementi che definiscono lo spazio. Avevo l'impressione di seguire un escursionista urbano da un luogo qualunque a un altro. Anche la scelta di quale immagine si sarebbe rivelata al fotografo in preda al suo abbandono alla visione, come la più importante, la più ovvia, la più lontana oppure irraggiungibile, sembrava essere trasferita in una itineranza fluttuante. Che cosa preleva Werner Gasser durante i suoi viaggi? Immagini che hanno una storia a lui ignota. Immagini la cui sola certezza consiste nel fatto che “qualcosa” – ma che cosa esattamente? – è successo in quello scenario. Fotografa un dosatore di sapone in un bagno pubblico a downtown, una tenda da doccia consunta nel Chelsea Hostel, la parete variopinta in un ritrovo per senza tetto, una coppia di sposi coreani tirati a lustro sul ponte di Brooklyn, meduse fosforescenti nell'acquario di New York e una ripresa ravvicinata di un arrosto alle cipolle dall'aspetto poco invitante. Con poche eccezioni, alle immagini mancava ogni drammaticità, ogni forma di accentuazione o di contrastante esasperazione. In effetti, si presentano come un torso al quale mancano alcune parti. La ben collaudata gerarchia dello sguardo, nel distinguere tra ciò che è importante e ciò che è irrilevante, era disattivata. Citando Sigmund Freud, lo potremmo definire uno stato di attenzione fluttuante, ovvero: nulla è irrilevante. La presenza del fotografo era percepibile in maniera quasi fisica. Ci portava con sé per le strade, al museo, ma anche sotto la doccia o a pranzo, visitava spazi aperti e chiusi e trasferiva queste esperienze sulle immagini. In modo discreto ma al contempo radicalmente personale si dimostra un viaggiatore dotato di tutti i sensi, che non celebra la liberazione dalla vita quotidiana, ma il piacere della quotidianità. Il processo di traduzione dal vissuto alla narrazione da un lato, e la trasformazione del mondo ignoto in un mondo personale dall'altro, rendono le immagini comprensibili come particelle di un modo di vivere. Avevo l'impressione che le immagini si rifacessero al più semplice dei modelli: l'atteggiamento di un narratore che vuole ricordare – avvenimenti, storie, persone e luoghi di una città, collegati tra loro solamente dal suo sguardo, i quali solo retrospettivamente potrebbero forse congiungersi formando una storia. Dalla moltitudine di immagini Werner Gasser – con una complessa poetica della memoria, nella quale anche l'oblio agisce come una forza che preserva il ricordo – ha operato una selezione che da un lato conserva “di meno”, ma dall'altro salva “di più”. Dove il “meno” consiste nell'atto di scegliere e di evocare solo singoli elementi del ricordo, mentre il “più” è l'aggiunta all'oggetto dell'evocazione di qualcosa che non esisteva al momento della sua formazione: una storia, una narrazione, un nesso, una forma. L'elemento narrativo era già implicito nel titolo della serie: to be continued mette in gioco una dimensione temporale aperta, la cui conclusione è rinviata ad un futuro indefinito. Ciò significa che il progetto diviene ciò che realmente è solo al termine. Lo schema di ricerca resta sempre e comunque un continuo rinvio. Ed ecco, 15 anni dopo, la seconda parte di to be continued che ha in serbo una sorpresa. Mentre guardiamo si ripresentano, senza averle evocate, le immagini della prima serie, come se fossero state disattivate, sovrascritte, come se fossero rimaste nella memoria “coperte” da più strati di altre immagini, affermando però la propria presenza come nel primo istante. La “memoire involontaire” sembra essersi insinuata nella logica concettuale – di non voler giungere a una fine e di non voler mai uscire dalla mente – del progetto fotografico di Werner Gasser. Che cosa è rimasto, cosa è cambiato? È rimasta innanzitutto la forma dell'edizione di cartoline, che nell'era della divulgazione digitale sviluppa una sua propria forza poetica. Il medium cartolina postale, minacciato di estinzione, non rispecchia un momento nostalgico, ma svela la vocazione fondamentale del progetto fotografico di Werner Gasser: il dono. Le cartoline stesse sono viaggiatrici, viaggiano su percorsi non pianificati e incontrollabili, si congiungono ad altre vite, sono più permeabili di una sala espositiva, sono state generate da impronte e lasciano a loro volta delle impronte. La loro caratteristica principale è il concetto di cartolina come dono. Un dono che non richiede qualcosa in cambio, che si trova al di fuori dello scambio commerciale, che è – usando le parole dell'etnologo francese Marcel Mauss – “forse l'impossibile”. Stampare le fotografie sotto forma di cartolina pone una domanda: quale spazio è rimasto al dono in una società profondamente dominata dall'economia? La cartolina postale si rivolge a tutti e a nessuno, è imprevedibile, entra svolazzando come un segno proveniente da un altro mondo. Vedere il mondo attraverso una cartolina significa anche vedere il mondo attraverso gli occhi di molti altri. La nuova serie raccoglie 40 scatti prodotti negli ultimi sei anni. Non sono più stampati a formato pieno, ma in formato Polaroid, con molta aria intorno. Già questa caratteristica in sé produce un effetto più epico che drammatico. Nuovamente traggono la loro energia visiva dalle profondità dell'essere in viaggio, ma questa volta i cerchi sono più ampi. Le mete sono Berlino, Chicago, Firenze, Mumbai e Assuan durante i giorni del rovesciamento del regime nel febbraio 2011, ma anche l'Alpe di Fanes nel cuore delle Dolomiti. I titoli delle immagini sono totalmente assenti; si deve dedurre o intuire dal materiale visivo che cosa rappresentino le fotografie. Che stia viaggiando in città, in montagna o nel deserto, è sempre ciò che è marginale a catturare la sua attenzione. A Chicago è un'impalcatura ricoperta di teli stracciati, a Mumbai è un gruppo di reclute che si atteggiano per il fotografo in una posa sorprendentemente tenera, a Berlino è il museo del circo, sono gli appartamenti di amici ed è la propria casa dall'atmosfera rurale. Ripetutamente vediamo delle variazioni di motivi floreali e vegetali. Fiori nel vaso, ricamati su tovaglie, fiori su cartoline, ma anche piante da vaso e alberi a Grunewald. Gioca chiaramente con il genere classico della natura morta di fiori, senza però rivelare ciò che rende singolari, unici e irripetibili gli oggetti raffigurati. Spesso il tema è il topos della bella vita pensata al plurale. Bambini che giocano sulla spiaggia di Usedom, girini in uno scolapasta, una torta di compleanno, la perfetta composizione cromatica di un tavolino da salotto, un'escursione nelle Dolomiti, una stanza d'albergo col televisore acceso a Mumbai – quasi ovunque traspare la magia dell'attimo intimamente personale e appagante. Accanto troviamo dei momenti pubblici, come gli Uffizi di Firenze, dove Werner Gasser fotografa un'orda di turisti giapponesi mentre guardano la Venere – e la Venere ricambia lo sguardo. Paragonata alla prima serie, to be contiued 2 accentua in maniera nettamente più forte la sfumatura. La sola molteplicità delle variazioni, per esempio dei motivi floreali, non trascrive null'altro che l'individuale, non desiderano altro che quel certo non so che con uno spiccato senso per le mezzetinte e i toni intermedi, per le atmosfere e le tensioni spinose. Se fraintese, queste sfumature si potrebbero interpretare come gusto impressionista per il dettaglio, ma sono concettualizzate come un approfondimento dello stile. In esse ha agito l'arte della sprezzatura, quella disinvoltura che fa sì che l'arte non dimostri il suo essere arte. Le inquadrature dalla composizione estrosa possono però anche trasformarsi improvvisamente in necessità. L'immagine che personalmente preferisco è uno scatto ripreso presso la diga di Assuan all'epoca dei disordini politici in Egitto. La foto è stata scattata da un autobus in corsa e non è altro che l'istantanea di un cantiere. Il mondo fuori dal finestrino è ridotto a un minimo al limite del percettibile, e l'immagine suggestiva d'atmosfera ne trae maggiore vantaggio. La tensione tra forma e non-forma, tra oggetto riconoscibile e dissoluzione nell'astrazione dimostrano che il fotografo vede le potenzialità dell'immagine proprio nello svanire del reale. Si distacca dal suo oggetto per divenire essa stessa l'evento. L'impressione di uno scatto fallito, quasi “abbagliata” dalla sovraesposizione, è contrastata dalla disposizione delle linee e delle superfici di colore composta con precisione, dove nulla è lasciato al caso: tre assi verticali dividono l'immagine in tre superfici separate. Sulla destra vediamo una tenda azzurra dalla plasticità quasi scultorea, il motivo principale è una strada sfocata percorsa da un camion, la superficie sinistra si dissolve in un bianco sfavillante. Per essere la foto di un evento politico manca il contesto narrativo, ma è proprio in questo non-poter-vedere che si insinua lo sguardo dalla finestra del viaggiatore globale sul mondo. Sembra la fotografia maldestra di un dilettante che ha perso il controllo dello strumento di ripresa nel bel mezzo degli avvenimenti. La fotografia non mostra una storia, ma apre spazi visivi sul conto dei quali si possono raccontare storie. Non parla. Ma induce a parlare." (Heinrich Schwazer)
Immagini: Immagine 1 di
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Abstract: Installazione partecipativa composta da 40 diverse cartoline con opere fotografiche dell'artista, un cosiddetto "post-office" (casetta in legno con tetto in plexiglas) ed un espositore per cartoline con 72 scompartimenti. Come dice il titolo, "to be continued_2" è la seconda tappa di un progetto dell'artista nato nel 2000. Nel periodo da settembre 2015 a giugno 2016, oltre a Museion, sei luoghi dell'arte e della cultura in Alto Adige (Merano arte; ES gallery Merano; Kunstraum Café Mitterhofer, San Candido; Galleria Lungomare, Bolzano; Ripartizione cultura tedesca, Bolzano; Galerie Prisma SKB Bolzano) ospitarono il progetto dell'artista. Ogni mese i visitatori e visitatrici trovavano quattro cartoline diverse, in edizione limitata, da portare via gratuitamente. L'idea è che le immagini, abbandonate al loro destino, lascino le pareti di musei e gallerie per entrare nella vita quotidiana dei visitatori e visitatrici – come cartoline, ma anche segnalibro, pin per frigorifero, per un biglietto da scrivere al volo, o chi lo sa. La prima serie di cartoline "to be continued" si concentrava sulle immagini di un'unica città come New York. In "to be continued_2" l'artista presenta invece scatti nati spesso in zone clandestine nei suoi viaggi in tutto il mondo – da Firenze a Berlino, da Chicago ad Assuan, in Egitto fino a Mumbay, in India. Con le sue immagini, Gasser ha unito diversi punti di vista su paesaggi, spazi, città, paesi e abitanti. Ogni scatto porta la traccia del suo sguardo sulle cose, del suo modo di percepirle. Motivi, angolazioni e registri narrativi molto diversi tra loro, uniti in filigrana da uno stesso peso poetico, che li contiene tutti.

MALÙ - Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored]
Bene culturale / Oggetto

MALÙ - Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored] / Invernomuto

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Titolo / Responsabilità: MALÙ - Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored] / Invernomuto

Descrizione fisica: media audiovisivo : Video durata 30 min

Data:2015

Nota:
  • filmato
  • "STEREOTIPI E TABÙ Dal 2003 il nome Invernomuto indica una collaborazione tra gli artisti Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi. La loro pratica artistica include immagini in movimento e suoni (il loro medium principale), ma anche scultura, editoria, performance. Per il Museion Prize 1 sono stati selezionati due loro lavori, riguardanti gli stereotipi e un approccio critico verso modelli e rappresentazione dell'identità: il film MALÙ – Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored] (2015) è un video-saggio che esamina la costruzione dell'immagine del corpo femminile nero nella società italiana, dall'era coloniale all'epoca moderna. Il secondo lavoro selezionato è TABÙ (2016), che consiste in icone e loghi in vinile tagliato al laser di marchi italiani che, consapevolmente o meno, hanno creato esempi di etno-marketing. Le due opere di Invernomuto candidate al Museion Prize 1 rappresentano un'esplorazione research-based e processuale della storia italiana, della sua identità culturale in evoluzione e, in modo particolare, del suo ambiguo rapporto con la dimensione dell'alterità, tra un passato coloniale che ne ha determinato alcuni caratteri distintivi, con i suoi residui mediatico-consumistico-populistici di fascinazione esotica, e un presente che pone le sfide congiunte di una globalizzazione dinamicamente irrisolta: dalla rivoluzione digitale e dalla finanziarizzazione dell'economia, con le sue crisi auto-indotte, all'espansione e radicalizzazione di fenomeni nazionalistici, terroristici, migratori o, nel contesto di una sistematica discriminazione fra nord e sud del mondo, di rischio climatico-ambientale. MALÙ – Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored] fa riferimento a tre ambiti di uno stereotipo risalente al XIX secolo: la fascinazione europea per Saartjie Baartman, la cosiddetta “Venere ottentotta”; la riproposizione nel cinema italiano degli anni sessanta e settanta e in campagne pubblicitarie degli anni ottanta di fotografie di donne abissine e i più recenti fenomeni di frenesia mediatica che hanno coinvolto Silvio Berlusconi e Ruby Rubacuori. MALÙ – Lo stereotipo della Venere Nera in Italia [censored] è un film strutturato specificatamente sul montaggio critico di immagini di donne abissine commissionate negli anni venti all'Istituto Luce dal regime fascista, di found footage attinente al sottogenere documentario italiano noto come Mondo Movie che, a partire degli anni sessanta, mischiando realtà e finzione, gettò le basi della successiva Blaxploitation degli anni settanta – di cui la serie dedicata alla sexy e disinibita Emmanuelle può considerarsi il culmine, sia per la sua serialità narrativa che per il successo nell'immaginario del pubblico–, fino ai canoni cine-pubblicitari degli anni ottanta. Il corpo obliterato nello storytelling collettivo della donna di colore – soggetto della ricerca di Invernomuto in queste opere – continua ancora oggi a essere oggetto di una rimodulazione narrativa che corrisponde a una rimozione della realtà oggettiva a vantaggio dello stereotipo collettivo. Come evidenziato anche nella seconda opera (TABÙ, 2016), in cui vengono catalogati e comparati loghi e logotipi di marchi commerciali italiani che, consapevolmente o meno, hanno declinato o declinano le strategie narrative di un vero e proprio etno-marketing razzista e sessista, della sua perdurante semplificazione della realtà storica e distorsione della realtà psicologica del soggetto (a-)rappresentato. Questo lavoro mette insieme le rappresentazioni dell’alterità nera e africana: visi e maschere privati del loro riferimento testuale o della loro identità di brand." (Beatrix Ruf, "STEREOTIPI E TABÙ" in: Museion Prize 1 - Opere d'arte di Invernomuto, Julia Frank, Sonia Kacem, Verena Dengler, Museion, Bolzano 2016, pag. 101-103)
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Abstract: Ed. 1/1 + 2 p.a. - Video-saggio (video a colori HD con audio). Con questo video e l'installazione site specific "TABÙ (Version 1)" (nr. inv. Museion 2373), Invernomuto assieme a Verena Dengler vincono ex aequo la prima edizione del Premio Museion (Museion Prize1) dedicato ai giovani artisti. Le due opere di Invernomuto entrano a far parte della Collezione permanente di Museion.

to eat
Bene culturale / Oggetto

to eat / Frank, Julia

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Titolo / Responsabilità: to eat / Frank, Julia

Descrizione fisica: scultura : opera altezza 56 cm - opera larghezza 45 cm - opera profondità 43 cm

Data:2015

Nota:
  • materia plastica
  • stampato
  • L'opera fa parte della serie 'The body is our general medium for having a world', prodotta a Londra nel 2015 in collaborazione con il Royal College of Art, il National Theatre H.S e MJ Digital Print. Per la prima volta 'to eat' è stata presentata in occasione della mostra dell’RCA Master (2015) a Londra assieme agli oggetti 'to maintain', 'to toy' e 'to clean' come unica installazione. Una versione modificata dell'installazione è stata in seguito esposta da novembre 2016 a marzo 2017 a Bolzano in occasione del MUSEION Prize 1. 'to eat' è stata inoltre utilizzata anche come scultura individuale per la produzione delle serie fotografiche e del telone pubblicitario di grande formato 'Wasteland' (2017). 'to eat', attraverso la sua materialità, la forma, l'estetica e la dimensione vuole riflettere sui processi chimici e sulle sostanze che vengono utilizzate nel packaging alimentare e in qual modo possono comportare dei rischi per la salute. Il lavoro intende sensibilizzare lo spettatore-consumatore ad un rapporto più consapevole con l'ambiente ed i beni di consumo. L'emblema dell'armatura è stato scelto deliberatamente per rappresentare un ponte visivo e letterario tra il mondo interiore e quello esteriore.
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Abstract: Stampe di alimenti vari su corazza in plastica PETG trasparente. Le due parti della corazza (anteriore e posteriore) vengono tenute assieme da due laccetti, di cui uno riporta la data di scadenza.

Open
Bene culturale / Oggetto

Open / Previdi, Riccardo

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Titolo / Responsabilità: Open / Previdi, Riccardo

Descrizione fisica: installazione : opera altezza 280 cm - opera larghezza 480 cm - O altezza 132 cm - O larghezza 120 cm - O profondità 10 cm - P altezza 132 cm - P larghezza 93 cm - P profondità 10 cm - E altezza 132 cm - E larghezza 83 cm - E profondità 10 cm - N altezza 132 cm - N larghezza 100 cm - N profondità 10 cm - arco (cad.) lunghezza 315 cm - arco (cad.) altezza 16 cm - arco (cad.) profondità 10 cm

Data:2015

Nota:
  • metallo
  • vetro
  • luce
  • montato
  • "La pratica artistica di Riccardo Previdi (Milano, 1974), caratterizzata dalla relazione tra arte e progettazione, parte dall’osservazione e dalla reazione ai linguaggi e alle dinamiche che abitano contesti spaziali e urbani specifici. Come Volksbühne, una scultura, ma al contempo anche palco modulare e luminoso atto a ospitare di volta in volta concerti di artisti diversi nel cortile del museo, presentata nel 2005 in occasione della mostra collettiva Light Lab nella precedente sede di Museion, così anche OPEN è una 'segnaletica monumentale', un codice dal carattere universale, capace di aprirsi a letture diverse a seconda dei contesti in cui è installata. Partendo dall’insegna luminosa 'open' (aperto) che siamo soliti vedere lampeggiare nelle vetrine di esercizi commerciali, l’artista ha ingrandito la scritta facendola diventare una scultura per lo spazio esterno montata su una struttura che la rende visibile anche da lontano. Collocata in luoghi geografici di confine diviene uno statement, anche provocatorio, nel contesto del dibattito politico e sociale sulle barriere politiche e geografiche; posta sullo skyline urbano OPEN ricalca i meccanismi pubblicitari e le modalità con cui la società se ne appropria e li reitera; in relazione al mondo della rete, la scultura si riferisce alle informazioni e agli strumenti digitali che determinano una nuova frontiera della democrazia, modificandone contestualmente e conseguentemente anche l’accezione del termine; e infine posizionata accanto all’entrata del museo d’arte contemporanea della città, OPEN diventa anche un segnale di apertura in occasione dei festeggiamenti del decimo compleanno di Museion nella nuova sede di Piazza Piero Siena." ("Riccardo Previdi - Open", Museion, 2018)
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Abstract: Insegna luminosa con la scritta "OPEN".

The curious squirrel
Bene culturale / Oggetto

The curious squirrel / Cytter, Keren

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Titolo / Responsabilità: The curious squirrel / Cytter, Keren

Descrizione fisica: libro : libro altezza 15 cm - libro larghezza 15 cm - libro entità pagine 32

Data:2015

Nota:
  • cartoncino
  • carta
  • stampato
  • Le opere di Keren Cytter sono dei microcosmi che intrecciano relazioni complesse e in continua mutazione con il contesto circostante; l’artista utilizza spesso ambientazioni domestiche e banali per narrare il mondo contemporaneo permeato da cliché dei media sociali e non. I suoi disegni, film e romanzi sembrano voler sfuggire alla monotonia del quotidiano, ma in fondo gli eroi e le eroine (i cui ruoli sono spesso delegati a persone che appartengono alla sua cerchia di amici) si muovono in contesti familiari e riconoscibili per parlare di amore, desiderio, gelosia e violenza. Con uno spirito intenzionalmente ibrido, le sue produzioni filmiche parlano della condizione umana nella nostra era, profondamente segnata dai media, attraverso strategie narrative che contemplano lo straniamento e la ripetizione ossessiva. A Museion Keren Cytter si è cimentata per la prima volta in un film d’animazione. La nuova opera, che mette in scena un criceto che bela come una pecora, ha ancora una volta tutte le caratteristiche della sua arte che intende portare disordine nel mondo e obbliga a vedere le cose in un altro modo, a fare i conti con sé stessi come forse di solito non si fa. A questo proposito nell’intervista a Alessandro Rabottini, rispondendo a una domanda relativa alla trasformazione dei generi nella sua arte, l’artista ha affermato: “Sono convinta che, cambiando genere sessuale ai miei personaggi, la società possa incontrare maggiori difficoltà a inquadrare gli individui. In questo modo si crea un certo distacco, che può servire a generare una certa libertà e a lasciare aperto uno spazio al caos.” Effettivamente il criceto che bela come una pecora può essere visto anche come un’allusione alle tematiche attuali del gender. Il film nasce da una naturale conseguenza della produzione di libri per bambini che l’artista realizza da diversi anni per la casa editrice Pork Salad Press. I disegni correlati ai libri sono realizzati a pennarello come tutta la sua produzione su carta e sono caratterizzati da una prospettiva straniante e ravvicinata. (mostra "Keren Cytter - Mature Content", Museion, 26.01. – 28.04.2019)
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Abstract: Edizione di 1000 copie - Libro d'artista "The curious squirrel", Pork Salad Press, Copenhagen 2015, ISBN 978-87-91409-84-4.

HANDS
Immagine / Fotografia

HANDS / Sachsalber, Sven

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Titolo / Responsabilità: HANDS / Sachsalber, Sven

Descrizione fisica: grafica : parte 1 Adamo altezza 70 cm - parte 1 Adamo larghezza 115 cm - parte 1 Adamo (cornice) altezza 73 cm - parte 1 Adamo (cornice) larghezza 118 cm - parte 1 Adamo (cornice) profondità 3.5 cm - parte 2 Dio altezza 70 cm - parte 2 Dio larghezza 88 cm - parte 2 Dio (cornice) altezza 73 cm - parte 2 Dio (cornice) larghezza 91 cm - parte 2 Dio (cornice) profondità 3.5 cm - parte 3 altezza 70 cm - parte 3 larghezza 98.5 cm - parte 3 (cornice) altezza 73 cm - parte 3 (cornice) larghezza 101.5 cm - parte 3 (cornice) profondità 3.5 cm

Data:2015-2016

Nota:
  • cartoncino
  • carta
  • montato
  • incollato (Collage)
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Abstract: Collage di puzzle, trittico, incorniciato separatamente. HANDS nasce da una performance in collaborazione con il padre dell'artista, presentata da White Columns in occasione di Performa 15, la Biennale di performance di New York. Nell’azione performativa "Hands" Sven Sachsalber utilizza la riproduzione in un puzzle composto da 13.200 pezzi del noto affresco cinquecentesco di Michelangelo Buonarroti la Creazione di Adamo. Hands ha avuto luogo nella galleria White Columns di New York City nel 2015. Le tre parti del puzzle, rimasto incompiuto, sono il risultato del lavoro dell’artista assieme al padre, Markus Licata, nel mese di permanenza in mostra (6 - 30 novembre 2015). Il pubblico poteva assistere al meticoloso lavoro di padre e figlio che continuava anche negli orari di chiusura dello spazio espositivo. Questo lavoro a quattro mani reitera l’iconico gesto creativo e pone l’attenzione sia sulla relazione peculiare tra padre e figlio sia sulla sua universalità. La relazione con il padre ha spesso caratterizzato i lavori di Sachsalber, come nell’omonima mostra a Museion del 2014. In totale sono stati assemblati circa 5.200 pezzi del puzzle. Oltre al simbolismo dell'affresco di Michelangelo e al rapporto tra Sven Sachsalber e suo padre, la tematica del trittico tratta anche dell'assurdità di assemblare un puzzle di 13.200 pezzi davanti a un pubblico.

There was a body, I was there, was a body
Bene culturale / Oggetto

There was a body, I was there, was a body / Law, Ian

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Titolo / Responsabilità: There was a body, I was there, was a body / Law, Ian

Descrizione fisica: installazione : installazione altezza 171 cm - Installazione diametro 108 cm

Data:2015

Nota:
  • nylon
  • plastica
  • stoffa
  • peluche
  • metallo
  • montato
  • avvolto
  • “L’artista britannico Ian Law si interroga spesso su come i materiali possano essere legati a storie e luoghi specifici. (…) «There was a body, I was there, was a body» è sotteso dalla disperata speranza che i regali possano offrire conforto o consolazione: i paraventi ospedalieri per la privacy sono rivestiti di un materiale lucido per confezionare regali.” (Kingdom of the Ill, Museion 01.10.2022 - 05.03.2023)
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Abstract: Installazione composta da 8 divisori medici per la privacy rivestiti con vari tessuti e disposti a cerchio. L'intera struttura è avvolta da cellophane trasparente e in base al principio della rifrazione ottica, si creano diversi colori scintillanti e riflettenti.

TRASITE: Welcome (Spree)
Immagine / Fotografia

TRASITE: Welcome (Spree) / Walcher, Maria

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Titolo / Responsabilità: TRASITE: Welcome (Spree) / Walcher, Maria

Descrizione fisica: fotografia : altezza 60 cm - larghezza 90 cm - profondità 1.5 cm

Data:2015

Nota:
  • carta fotosensibile
  • alluminio
  • vetro acrilico
  • fotografato
  • impressionato
  • Nel 1972 furono rinvenute due antiche statue di bronzo sulla costa del villaggio calabrese di Riace, e nel 1998 una barca con a bordo dei rifugiati curdi sbarcò nello stesso luogo. Dopo essere stati accolti dalla popolazione, la comunità del luogo lanciò il progetto sui rifugiati “Riace Cittá Futura”, con l’obiettivo di integrare altri rifugiati nella vita di tutti i giorni e ripopolare il piccolo centro. In dialetto locale “Trasite” significa “benvenuto”. Il lavoro di Maria Walcher affronta tematiche legate alla fuga, alla mobilità e allo scambio culturale, ponendo la domanda: chi è benvenuto e chi non lo è? (Sabine Gamper, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 250)
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Abstract: Fotografia a colori dal progetto “TRASITE”. Documentazione dell’installazione sullo Spree davanti al Bodemuseum a Berlino delle repliche in scala originale delle statue in bronzo di Riace, in occasione del 2. Berliner Herbstsalon presso al Maxim Gorki Theater Berlin. Ed. 5 copie.

Schwebebalken
Bene culturale / Oggetto

Schwebebalken / Hora, Ingrid

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Titolo / Responsabilità: Schwebebalken / Hora, Ingrid

Descrizione fisica: scultura : altezza 120 cm - lunghezza 500 cm - profondità 20 cm - peso 100 kg

Data:2015

Nota:
  • legno
  • specchio
  • metallo
  • laccato
  • La scultura “Schwebebalken” (trave di equlibrio) è inserita in una serie di lavori ispirati alla ginnastica e alle attrezzature sportive. Originariamente l’opera era inserita in un percorso espositivo dedicato a luoghi e organizzazioni di svago, ricreazione e sport. Come tutti gli altri oggetti della serie, quest’installazione a parete non è un ready-made, ma una citazione leggermente alienata e integrata. In occasione del vernissage, l’oggetto è stato presentato da un coro maschile, che cantando l’ha trasportato nella sala e l’ha poi montato alla parete. Nella sovrapposizione di rituali e oggetti di scena provenienti da diversi contesti ricreativi finalizzati alla creazione di comunità, Ingrid Hora si concentra (esteticamente) sulle forme e sui modelli delle organizzazioni collettive. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 102)
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Abstract: Installazione a parete, trave di equilibrio dalla serie “Der Grillentöter (l’ammazzagrilli)” con 4 barre di metallo verticali, è posta di traverso su 3 supporti di metallo fissati alla parete. Munita di specchio su un lato si svolge un interessante dialogo con il pubblico: se è montato all’altezza degli occhi, passando si vedono soltanto gli occhi degli altri passanti. La trave può essere sollevata.

Landschaft-Sicht
Bene culturale / Oggetto

Landschaft-Sicht / Moling, Markus

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Titolo / Responsabilità: Landschaft-Sicht / Moling, Markus

Descrizione fisica: dipinto : altezza 51 cm - larghezza 70 cm - profondità 3 cm

Data:2015

Nota:
  • colore ad olio
  • grafite
  • legno
  • dipinto
  • Nei suoi disegni e nelle sue pitture, Markus Moling si concentra continuamente sul motivo del paesaggio come luogo ipotetico a metà fra desiderio e oppressione. In tutta la sua opera è evidente la preferenza per i colori blu e ocra. Il dipinto “Landschaft-Sicht” (paesaggio-vista) suggerisce uno sguardo su uno spazio naturale trascendente, condensato in una sezione dell’immagine mediante l’applicazione di strati di stucco, colore e grafite. In questo modo, l’artista crea all’interno dell’immagine uno spazio pieno di leggerezza e tensione atmosferica. (Sabine Gamper, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 158)
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Abstract: Paesaggio con albero in tre riquadri.

POWER WORDS
Bene culturale / Oggetto

POWER WORDS / Polli, Petra

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Titolo / Responsabilità: POWER WORDS / Polli, Petra

Descrizione fisica: dipinto : ciascuno altezza 30 cm - larghezza 40 cm - ciascuno profondità 2 cm

Data:2015

Nota:
  • colore acrilico
  • tela
  • dipinto
  • stampato (serigrafia)
  • Osservare lo spazio urbano, porre attenzione agli eventi che fanno notizia e fissarli attraverso tonalità spente, in particolar modo bianco e nero: per aumentare la forza espressiva dei suoi lavori, Petra Polli si concentra sull’appropriazione e sulla traduzione della realtà vissuta, che appare estranea, anonima. Può essere il titolo della FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung), quando l’uragano Xynthia tenne l’Europa con il fiato sospeso, oppure significative “POWER WORDS” a determinare l’ambiente urbano come spazio pubblicitario, mirando a coinvolgere lo spettatore dal punto di vista visivo e fisico, emotivo e intellettuale. (Eva Gratl, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 186)
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Abstract: 5 dipinti dalla serie “POWER WORDS” in 30 parti: essi mostrano paesaggi urbani con spazi pubblicitari, alcuni dei quali contengono una parola, dalla quale deriva il titolo: FRISCH, Senza titolo, EINZIGARTIG, Senza titolo, STARK. Sul retro firma d’autore scritta a mano con pennarello nero: “POLLI”.

Porträt Luis Durnwalder
Bene culturale / Oggetto

Porträt Luis Durnwalder / Bonell, Gotthard

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Titolo / Responsabilità: Porträt Luis Durnwalder / Bonell, Gotthard

Descrizione fisica: dipinto : con cornice altezza 100 cm - larghezza 120 cm - profondità 3 cm - con cornice altezza 104 cm - larghezza 124 cm - profondità 5.5 cm

Data:2015-2016

Nota:
  • colore ad olio
  • tela
  • dipinto
  • I ritratti di Gotthard Bonell traggono ispirazione dai modelli classici e dalla tradizione della storia dell’arte. L’artista disegna e dipinge amici e parenti, politici e dignitari spirituali. Si approccia ai suoi modelli con curiosità ma anche con occhio critico, realizzando ritratti di intensa espressività. I meglio riusciti sono soprattutto quelli in cui l’aspetto della rappresentanza fa un passo indietro per lasciar spazio a quello personale. Il ritratto del quarto governatore altoatesino Luis Durnwalder lascia emergere una personalità forte, ma allo stesso tempo pensierosa, quasi vulnerabile. (Günther Oberhollenzer, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 42)
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Abstract: Ritratto del presidente emerito della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige (1989-2014) Dr. Luis Durnwalder a mezzo busto, seduto, con abito e cravatta, su sfondo rosso. Con cornice di legno nera. In basso a sinistra e a destra didascalie e firma d’autore scritte a mano a pennello e colore nero: “LANDESHAUPTMANN / DR. LUIS DURNWALDER 1989–2014 G. BONELL – 2016”.

OX
Bene culturale / Oggetto

OX / Inger, Erika

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Titolo / Responsabilità: OX / Inger, Erika

Descrizione fisica: oggetto : ciascuno altezza 45.5 cm - larghezza 45.5 cm - profondità 2.5 cm - installato larghezza 91 cm - peso 3 kg

Data:2015

Nota:
  • sabbia
  • colore
  • legno
  • granito
  • dipinto (tecnica mista)
  • incollato
  • La natura e l’ambiente come elemento di ispirazione per il contenuto e la forma sono i punti focali del lavoro di Erika Inger, che qui gioca anche con il linguaggio. Nell’installazione “OX”, realizzata in granito e legno, viene usato in modo giocoso il corno di un bue, che in quest’opera suddivisa in due parti sembra una bocca su un volto, allusione ironica che nella lingua dell’artista si presta anche a un ironico gioco di parole fra “Hornochse” (cretino; letteralmente corno di bue) od “Ochsenmaul” (musello di bue). Leggerezza e serietà riflessiva conferiscono a quest’opera una doppia lettura. (Eva Gratl, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 104) Per ciascuno dei suoi lavori, per ogni installazione Erika Inger cerca il materiale più adatto. Accanto al legno e al metallo, la pietra è il materiale che più si presta ad esprimere i suoi pensieri e i suoi temi metaforici. […] La pietra lasciata quanto più possibile naturale rimanda al suo passato arcaico. Attraverso l’enucleazione di un repertorio di forme ridotto al minimo, il materiale diventa portatore di significato e mediatore di comunicazione per sentimenti, valori, conoscenza dell’Essere. Essere e divenire rappresentano il pensiero fondante nella creazione artistica di Erika Inger. Lo mostrano le sue sculture, le sue tavole di pietra e il materiale stesso della pietra, con la sua durevolezza, forza, stabilità. […] Un purismo categorico e voluto caratterizza la sua opera. Attraverso la riduzione e la concentrazione sull’essenziale, aumenta l’intensità del messaggio. Nasce un dialogo dinamico fra opera e spazio, fra artista e osservatore, fra arte, civilizzazione e natura. (Walburga Kössler, 2016)
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Abstract: Quadro a rilievo in due parti, raffigurazione astratta di corna di bue. In basso a destra incisa la firma d’autore. Sul retro in basso didascalie, data e firma d’autore scritte a mano con penna bianca: “OX, 2015 Erika Inger, 1 / OX, 2015 Erika Inger 2”.