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Sequenze
Immagine / Fotografia

Sequenze / Balestrini, Nanni

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Titolo / Responsabilità: Sequenze / Balestrini, Nanni

Descrizione fisica: grafica : opera (cad.) altezza 24 cm - opera (cad.) larghezza 32 cm

Data:2012

Nota:
  • carta
  • cartoncino
  • stampato
  • ritagliato
  • incollato (Collage)
  • "Spezzando le frasi e anche le parole, accostandole in modi apparentemente arbitrari, voglio arrivare a far scaturire un significato più profondo, irrazionale, che generi emozioni mentali, come fanno la musica e la pittura, non ragionamenti […]" (Nanni Balestrini)
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Abstract: Serie composta da 6 collage di carta da giornale (quotidiano in lingua francese) su cartoncino bianco. Al centro di ciascun'opera una composizione di ritagli di immagini; lungo i bordi dei ritagli di testi di giornale.

WILHALM (Curon)
Bene culturale / Oggetto

WILHALM (Curon) / Sachsalber, Sven

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Titolo / Responsabilità: WILHALM (Curon) / Sachsalber, Sven

Descrizione fisica: media audiovisivo : Video durata 1440 min

Data:2012

Nota:
  • filmato (Mini DV-Cam)
  • "Il comune denominatore a tutte le sue opere è la propria figura e la propria biografia. Molto spesso nei suoi lavori – che siano performance, installazioni o disegni – c'è un'azione, un gesto, un elemento ripetuto dall'artista in prima persona e con tale metodica insistenza da diventare esasperazione ossessiva. Questo ha dato vita a una serie di azioni della durata di 24 ore, come quella nel video Wilhalm (Curon), che partono molto spesso da azioni semplici, quotidiane, o legate a dei modi dire o che omaggiano e rivisitano performance storiche. In questo caso si tratta di una bara di legno molto semplice trasformata in una sorta di canoa per compiere una circumnavigazione di 24 ore del campanile di Curon che si trova nel lago di Resia, in Val Venosta. Un'azione fisica estenuante che porta l'artista a testare i limiti della propria resistenza in un arco di tempo prestabilito quasi fosse un'unità di misura." (vedi: Collezionare per un domani. Nuove opere a Museion, Museion, Bolzano 2015, pag. 159)
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Abstract: Ed. 1/1 + 1 A.P. - Proiezione video (16:9) a colori, senza audio.

Antique not Antique: Pedicure
Bene culturale / Oggetto

Antique not Antique: Pedicure / Vezzoli, Francesco

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Titolo / Responsabilità: Antique not Antique: Pedicure / Vezzoli, Francesco

Descrizione fisica: scultura : opera altezza 10 cm - opera larghezza 10 cm - opera lunghezza 15.3 cm

Data:2012

Nota:
  • marmo
  • lacca
  • laccato
  • "Nella sua produzione scultoria Francesco Vezzoli ha corso il rischio di intervenire su opere storiche servendosi di studi scientifici inconfutabili, i quali a prima vista vanno contro una lettura generalmente diffusa e accettata. Il paradosso sta proprio nel gioco che Vezzoli conduce con la storia dell'arte: un gioco che risulta gratuito a uno sguardo superficiale e che, invece, si rivela molto serio e fondato a un'osservazione attenta. È parte integrante della poetica di Francesco Vezzoli voler innescare degli spiazzamenti percettivi e ricorrere con compiaciuta ironia a evidenti esagerazioni, forte della consapevolezza di avere la scienza dalla sua parte." (Letizia Ragaglia: "Le sculture di Francesco Vezzoli", brochure della mostra "Museo Museion - Francesco Vezzoli", 30.01.2016 - 16.05.2016, Museion, pag. 3-4)
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Abstract: Frammento di un piede sinistro in marmo bianco appartenuto ad una statua di epoca Romana (ca. I ° - II° secolo d. C.). Sulle unghie è stato steso uno strato di smalto color "Noir Red".

Tristanoil nr 1-10
Bene culturale / Oggetto

Tristanoil nr 1-10 / Balestrini, Nanni

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Titolo / Responsabilità: Tristanoil nr 1-10 / Balestrini, Nanni

Descrizione fisica: media audiovisivo : durata potenzialmente infinita

Data:2012

Nota:
  • filmato (DVD)
  • "Uno dei maggiori successi recenti di Balestrini è senza dubbio la presentazione del suo film 'Tristanoil' nel 2012 alla documenta di Kassel. Il film si riallaccia al suo progetto letterario 'Tristano' del 1966, basato sulla combinazione aleatoria di un insieme di elementi preesistenti. Solo nel 2007, in occasione di una nuova edizione di 'Tristano', è stato possibile, con l'ausilio delle nuove tecnologie computerizzate, ottenere come risultato che ogni copia dell'edizione fosse diversa dall'altra. Nel film 'Tristanoil' il principio che stava alla base di 'Tristano' è trasferito dalla letteratura a immagini in movimento composte da spezzoni di film, di serie televisive ecc. Una quantità di elementi preesistenti viene composta secondo un algoritmo in sempre nuove combinazioni: alla documenta la presentazione si è protratta per complessivamente 2400 ore senza ripetizione di combinazioni identiche." (Letizia Ragaglia "Prefazione" in: Andreas Hapkemeyer, Nanni Balestrini - Una poesia totale, Museion, Bolzano 2014, pag. 8-9)
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Abstract: Video a colori con audio potenzialmente infinito. Il video è basato su combinazioni aleatorie (create da un algoritmo) di infiniti spezzoni di film, telegiornali, serie televisive ecc...

Shut Up, Actually Talk
Bene culturale / Oggetto

Shut Up, Actually Talk / Fumai, Chiara

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Titolo / Responsabilità: Shut Up, Actually Talk / Fumai, Chiara

Descrizione fisica: media audiovisivo - oggetto : video durata 10 min - 30 sec - cofanetto per gioielli altezza 12 cm - cofanetto per gioielli larghezza 12 cm - cofanetto per gioielli profondità 3 cm

Data:2012-2013

Nota:
  • metallo
  • filmato (DVD)
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Abstract: Ed. I AP / 3 + II AP - Installazione video (Video HD a colori, con audio, inglese) + chiavetta USB contenente il file video entro cofanetto per gioielli. La performance originale "Shut Up, Actually Talk" è stata creata e realizzata per documenta (13), Kassel nel 2012. Questa versione filmata è stata creata nel 2013 e presenta citazioni di Carla Lonzi e del gruppo Rivolta Femminile tratte dal manifesto femminista "I say I (Io dico io), Secondo Manifesto di Rivolta Femminile" del 1977, recitate dall'artista Chiara Fumai nel ruolo di Zalumma Agra ("the Star of the East"). Zalumma Agra era la muta bellezza circassa che nel 19° secolo si esibiva in silenzio al Barnum's American Museum di New York.

fotografia
Immagine / Fotografia

fotografia / Haller, Walter

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Titolo / Responsabilità: fotografia / Haller, Walter

Descrizione fisica: fotografia

Data:2012

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Abstract: Habicher signiert für Frau Margesin (rai)

"Vini italiani DOCG"
Bene culturale / Oggetto

"Vini italiani DOCG"

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Titolo / Responsabilità: "Vini italiani DOCG"

Descrizione fisica: Briefmarken (Satz) : lunghezza 250 mm - larghezza 147 mm

Data:2012

Nota:
  • carta
  • stampato
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Abstract: 15 Briefmarken im Bogen, Sondermarken der italienischen Post. Papier, farbig bedruckt. Querformatiger Bogen hellgelbes Briefmarkenpapier, Inschriften "Il foglio di 15 francobolli vale € 9,00 / Vini italiani DOCG", dazu Zeichnung von zwei Weingläsern, einer Traube mit Blatt; Logo der "Milanofil / 2012" [in der Silhouette des Mailänder Doms], daneben "Salone internazionale del francobollo XXV edizione". 15 Briefmarken "Italia € 0,60", jeweils eine Farbphotographie eines Weinbergs, rechts oben eine typische Traube mit Blättern, rechts unten "Made in Italy" und Angabe der Sorte (Aglianico del Vulture Superiore DOCG; Cannellino di Frascati DOCG; Barolo DOCG; Greco di Tufo DOCG; Brunello di Montalcino DOCG; Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane DOCG; Montefalco Sagrantino DOCG; Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG; Vernaccia di Serrapetrone DOCG; Cerasuolo di Vittoria DOCG; Vermentino di Gallura DOCG; Moscato di Scanzo DOCG; Romagna DOCG Albana; Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG). Druck "L.P.Z.S. S.p.A. – ROMA – 2012".

SMG FORUM 2012.
Bene culturale / Oggetto

SMG FORUM 2012.

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Titolo / Responsabilità: SMG FORUM 2012.

Descrizione fisica: Schachtel : altezza 8 cm - larghezza 8 cm

Data:2012

Nota:
  • carta
  • plastilina
  • Dieses Geschenk wurde an die Teilnehmer/innen am SMG Forum (Südtiroler Marketing Gesellschaft) 2012 verteilt.
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Abstract: 1 PapierSchachtel, schwarz, quadratisch, gefaltet, mit der Aufschrift "SMG FORUM 2012". Inhalt: 7 Streifen Knetmasse in den Farben des Südtirol-Logo, mit Papier bedeckt auf dem Aufdruck: "Sei schöpferisch! Du hast sehr viel selbst in der Hand, dein Leben zu gestalten. Sii creativo! Prendi la vita nelle tue mani e fanne ciò che vuoi. Dr. Ebo Rau (*1945), deutscher Mediziner / medico tedesco".

Ich wollte immer schon nach Berlin
Bene culturale / Oggetto

Ich wollte immer schon nach Berlin / Alberti, Gino

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Titolo / Responsabilità: Ich wollte immer schon nach Berlin / Alberti, Gino

Descrizione fisica: disegno (arte) : altezza 60 cm - larghezza 60 cm - profondità 4 cm

Data:2012

Nota:
  • carboncino
  • carta
  • tela
  • disegnato
  • Nei suoi disegni a carboncino, spesso di grande formato, Gino Alberti riesce a opporsi alla pesante zavorra storico-artistica del Romanticismo con una visione personale e contemporanea del paesaggio, che l’artista non teme di riempire di emozione e pathos. Aggiungendo testi densi di significato all’interno o sotto i disegni, Alberti gioca con consapevolezza con i significati delle parole e delle immagini. Così, ad esempio, il titolo “Ich wollte immer schon nach Berlin” (ho sempre voluto andare a Berlino) spezza la visione romantica della foresta e rifugge da ingenui abbellimenti. (Günther Oberhollenzer, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 22) Gino Alberti realizza i suoi lavori su fogli di carta di grande e piccolo formato. Nelle opere di grandi dimensioni, il suo soggetto preferito è il paesaggio reso nella maniera tradizionale del XIX secolo. Stereotipi come cristallini laghi di montagna circondati da conifere, vette innevate e oceani sconfinati rimandano alla rappresentazione di paesaggi idealizzati. Ma un’osservazione più attenta distoglie lo sguardo romantico e solitario sugli habitat spopolati: i panorami idilliaci sono intervallati da scritte come cartelli segnalatori, citazioni poetiche o dichiarazioni dall’impatto disillusorio. A differenza dei paesaggi dal carattere simbolico, le cronache degli eventi quotidiani vengono riportate su fogli di piccolo formato. Sono frammenti di testi e di immagini perfettamente intrecciati fra loro: i piccoli disegni a china rappresentano per Gino Alberti psicogrammi collegati a momenti ben precisi della sua biografia. Per associazione, le immagini sono un susseguirsi di pensieri e sentimenti in forma disordinata. In questa mostra sono protagoniste le città di Berlino e Palermo, due luoghi importanti nella vita dell’autore. (Tratto da: Südtiroler Künstlerbund, “Berlin – Palermo”, Galleria Prisma, Bolzano 2012)
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Abstract: Disegno a carboncino di un bosco con alberi alti e cespugli. Sul bordo inferiore titolo scritto con carboncino: "ich wollte immer schon nach Berlin" (Ho sempre voluto andare a Berlino). Sul retro in alto sigla, data e didascalia con carboncino: "Alberti '2012 Titel: Ich wollte immer schon nach Berlin Technik: Kohlezeichnung auf Leinwand".

Carnevale I
Bene culturale / Oggetto

Carnevale I / Barcheri, Claudia

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Titolo / Responsabilità: Carnevale I / Barcheri, Claudia

Descrizione fisica: disegno (arte) : altezza 56 cm - larghezza 56 cm

Data:2012

Nota:
  • gesso
  • stoffa
  • legno
  • disegnato
  • Nella sua pratica artistica, Claudia Barcheri si muove dalla linea disegnata, che spesso, nelle sue installazioni, si dilata nello spazio diventando carta da parati, arazzi od oggetti tridimensionali. Le forme e i motivi scelti dall’artista provengono dal mondo organico, per esempio dalla corteccia degli alberi, dalle piante o dalla struttura filamentosa dei funghi: situazioni esistenti vengono estraniate a livello simbolico e trasformate in nuovi momenti metaforici sulla base di trame e materialità mutate. Liberato dal suo contesto semantico, l’oggetto diventa uno spazio astratto per la sperimentazione e l’osservazione. (Sabine Gamper, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 32) Motivi e superfici che si riallacciano a ricordi e identità personali sono elementi che si ripetono nei lavori dell’artista. Il materiale di supporto dell’opera “Carnevale I” è una stoffa a strisce orizzontali. Il disegno del tessuto viene completato da un motivo a strisce verticali realizzate con gessetti color pastello che sovrastano la struttura alla stregua di una firma. L’aggiunta di questo disegno restituisce all’occhio un tessuto capace di creare l’illusione della profondità e del movimento. (Claudia Barcheri, luglio 2014)
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Abstract: Striscie verticali rosse, gialle, verdi e blu disegnate su stoffa a striscie orizzontali negli stessi colori e in nero, usata sulla parte rovescia. Sul retro al lato destro firmato e datato con penna: "Claudia Barcheri 12".

Cinder Ella
Bene culturale / Oggetto

Cinder Ella / Demetz, Aron

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Titolo / Responsabilità: Cinder Ella / Demetz, Aron

Descrizione fisica: scultura : altezza 49 cm - diametro 24.5 cm

Data:2012

Nota:
  • carbone
  • intagliato
  • Nelle sue opere carbonizzate, Aron Demetz si concentra in modo particolare sulla lavorazione dello strato più esterno delle sculture, come anche sulle coincidenze che nascono dagli interventi. L’artista interviene così nella struttura dell’opera, cambiando significato ed effetto. La dualità tra zoccolo intagliato e carbone vegetale induce anche una riflessione sulle diverse tecniche e sul messaggio modificato. In questo modo, l’artista spinge la scultura in legno tradizionale verso un nuovo livello, facendoci riflettere sulla nostra identità. Quando la nostra pelle esterna si carbonizza, anche i segni della vita bruciano. (Eva Gratl, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 52) […] Erano le prime sculture di sorprendente intensità che sapevano coniugare uno straordinario virtuosismo tecnico con la voglia di andare oltre, di scoprire cosa c’è al di là dell’impianto narrativo, cosa si nasconde nell’apparente purezza di un’immagine chiara. Si scorgeva già in quelle opere d’esordio la curiosità per il mondo nascosto della figura, un desiderio di complessità che si modellava nella metafisica dei volti, nella sospesa ieraticità dei corpi, nella ovattata grazia dei movimenti. […] Le sculture combuste di Aron Demetz esasperano la necessità di scavare fino all’essenza dell’opera, sono lavori che hanno abbandonato la struttura narrativa per concentrarsi sulla pelle stessa della materia, non sussurrano più alcuna visione per imporre l’immagine della loro tragedia, è materia pura che urla il proprio dolore, è la ferita cucita sui sacchi di Alberto Burri, le sue plastiche bruciate. Nel caso di Aron Demetz, questa ossessiva ricerca sulla gamma espressiva della materia non si limita ad un’analisi tecnica, rinforza tale progetto con un inatteso dato performative che determina un completo slittamento semantico. Infatti, l’opera non viene “trattata” con il fuoco, bensì bruciata integralmente ed abbandonata ad un rito purificatore, rigeneratore, non si tratta quindi di una ricerca esclusivamente linguistica quanto piuttosto di un nuovo approccio simbolico che interferisce con la struttura stessa dell’opera, ne muta il significato, ne condiziona gli esiti. (Danilo Eccher, in „Figura. Una storia della scultura in Alto Adige, Tirolo e Trentino dopo il 1945“, 2011)
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Abstract: Scultura di figura femminile senza braccia in legno carbonizzato su piedistallo di legno. Sul fondo del piedistallo firma e data con matita: "Aron Demetz - bozz. 4 - 2012".

Caterina di Alessandria
Bene culturale / Oggetto

Caterina di Alessandria / Dorigatti, Margareth

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Titolo / Responsabilità: Caterina di Alessandria / Dorigatti, Margareth

Descrizione fisica: dipinto : altezza 145 cm - larghezza 95 cm

Data:2012

Nota:
  • tela
  • dipinto
  • L’opera fa parte del ciclo pittorico “Rubra” e riguarda un tema da tempo caro all’artista Margareth Dorigatti, che vive e insegna a Roma: personaggi femminili di grande carisma appartenenti all’antichità, al mondo religioso e alla mitologia. Nei suoi dipinti, a metà strada tra figurazione e astrazione, l’artista intrattiene un rapporto intenso con valori cromatici e cromatismo. In questo ciclo domina il rosso, che conferisce alle tele un’energica presenza, creando un fil rouge tra i personaggi e le loro storie. La leggenda narra che la Santa Caterina morì decapitata e che dalle sue ferite invece del sangue sgorgò latte, simbolo della sua purezza. Il soggetto di quest’opera appare quasi in controluce e rifiuta di assumere caratteristiche stereotipate, la sua identità rimane complessa e indefinita. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 54) Con la mostra d’arte “Rubra” nell’antica Certosa di Monte degli Angeli Margareth Dorigatti affronta un tema a cui si dedica da anni: donne autentiche, forti ed arcaiche. Il risultato di quest’opera pittorica è un ciclo cui hanno offerto uno sfondo adeguato anche fonti letterarie. Con l’esposizione Margareth Dorigatti rivolge l’attenzione a figure femminili della mitologia e dee dell’antichità. I motivi sono tratti dall’immenso “contenitore” di Roma, la città che per l’artista è diventata ambiente di vita e di lavoro. Tuttavia, queste immagini sono “esposte” ad un nuovo terreno. In “Rubra” si scatena la forza di un fuoco d’artificio rosso rovente. Qui la potenza dei colori si presenta nella sua ambivalenza: il colore rosso-sangue è sinonimo di ferita, ma anche di forza vitale. Con questo Margareth Dorigatti riesce nell’intento di gettare un ponte tra il mondo delle donne della mitologia antica e quelle delle leggende intorno al Similaun – donne selvagge nel regno del ghiaccio eterno, potenti sembianze luminose e Saligen, patrone degli animali –, come pure con le tre sante giovinette Caterina, Barbara e Margherita, molto venerate in Tirolo. L’esposizione diventa così un caleidoscopio di vita, color rosso fiamma, nelle venerabili mura dell’antica Certosa. (Comunicato stampa, Associazione Culturale Senales, 2012)
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Abstract: Figura femminile scura su sfondo rosso e occhio scuro sul bordo superiore. Sul fronte in basso a destra siglato e datato con pennello e colore nero: "M. D. 2. 12".

Nagetiere
Bene culturale / Oggetto

Nagetiere / Mader, Heinz

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Titolo / Responsabilità: Nagetiere / Mader, Heinz

Descrizione fisica: dipinto : altezza 100 cm - larghezza 80 cm

Data:2012

Nota:
  • inchiostro di china
  • carta
  • disegnato
  • Il progetto “retuschieren” (ritoccare) della serie “Ich bin so frei” (sono così libero) dell’artista Heinz Mader è costituito da una serie di tabelloni didattici e cartine scolastiche in disuso, in cui le iscrizioni o le figure inserite nei loro contorni sono parzialmente dipinte e alterate con inchiostro nero. Fino al XX secolo, i nostalgici dipinti murali scolastici facevano parte dell’attrezzatura educativa di base. Erano i mezzi visivi che maggiormente influenzavano la visione del mondo e allo stesso tempo costituivano un documento che testimoniava quel tempo e quella concezione del mondo. Le sovrapitture derivano da una strategia di reinterpretazione, creano difetti, ombre nere che disobbediscono alla pretesa di realtà delle rappresentazioni tipizzanti. Si oppongono all’approccio di classificare, categorizzare e attirano l’attenzione sull’invisibile, sul nascosto, sull’indefinito e sull’eterogeneo. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 134)
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Abstract: Dal progetto "retuschieren" (ritoccare). Tabellone didattico con diversi roditori ridpinti dall'artista con inchiostro di china nera. Sul retro in basso firma, data e didascalia: "Heinz Mader 2012 - Nagetiere - 80 x 100 cm".

Verkehrsmittel
Bene culturale / Oggetto

Verkehrsmittel / Mader, Heinz

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Titolo / Responsabilità: Verkehrsmittel / Mader, Heinz

Descrizione fisica: dipinto : altezza 62.5 cm - larghezza 94.5 cm

Data:2012

Nota:
  • inchiostro di china
  • carta
  • disegnato
  • Il progetto “retuschieren” (ritoccare) della serie “Ich bin so frei” (sono così libero) dell’artista Heinz Mader è costituito da una serie di tabelloni didattici e cartine scolastiche in disuso, in cui le iscrizioni o le figure inserite nei loro contorni sono parzialmente dipinte e alterate con inchiostro nero. Fino al XX secolo, i nostalgici dipinti murali scolastici facevano parte dell’attrezzatura educativa di base. Erano i mezzi visivi che maggiormente influenzavano la visione del mondo e allo stesso tempo costituivano un documento che testimoniava quel tempo e quella concezione del mondo. Le sovrapitture derivano da una strategia di reinterpretazione, creano difetti, ombre nere che disobbediscono alla pretesa di realtà delle rappresentazioni tipizzanti. Si oppongono all’approccio di classificare, categorizzare e attirano l’attenzione sull’invisibile, sul nascosto, sull’indefinito e sull’eterogeneo. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 134)
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Abstract: Dal progetto "retuschieren" (ritoccare). Tabellone didattico di una strada in metropoli con diversi edifici, persone e vetture, in parte ridipinte dall'artista con inchiostro di china nera. Sul retro in basso firma, data e didascalia con china: "Heinz Mader 2012 - Verkehrsmittel - 62,5 x 94,5 cm".

Europa oder das Römische Reich
Bene culturale / Oggetto

Europa oder das Römische Reich / Mader, Heinz

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Titolo / Responsabilità: Europa oder das Römische Reich / Mader, Heinz

Descrizione fisica: dipinto : altezza 197 cm - larghezza 211 cm

Data:2012

Nota:
  • inchiostro di china
  • carta
  • disegnato
  • Il progetto “retuschieren” (ritoccare) della serie “Ich bin so frei” (sono così libero) dell’artista Heinz Mader è costituito da una serie di tabelloni didattici e cartine scolastiche in disuso, in cui le iscrizioni o le figure inserite nei loro contorni sono parzialmente dipinte e alterate con inchiostro nero. Fino al XX secolo, i nostalgici dipinti murali scolastici facevano parte dell’attrezzatura educativa di base. Erano i mezzi visivi che maggiormente influenzavano la visione del mondo e allo stesso tempo costituivano un documento che testimoniava quel tempo e quella concezione del mondo. Le sovrapitture derivano da una strategia di reinterpretazione, creano difetti, ombre nere che disobbediscono alla pretesa di realtà delle rappresentazioni tipizzanti. Si oppongono all’approccio di classificare, categorizzare e attirano l’attenzione sull’invisibile, sul nascosto, sull’indefinito e sull’eterogeneo. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 134)
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Abstract: Dal progetto "retuschieren" (ritoccare). Tabellone didattico del regno romano sul quale tutte le scritte e denominazioni geografiche sono state ridipinte dall'artista con inchiostro di china nera. Sul retro in alto firma, data e didascalia con china: Heinz Mader 2012 - Landkarte - 211 x 197 cm "Europa od. d. römische Reich".

Rottannen
Bene culturale / Oggetto

Rottannen / Oberkofler, Gabriela

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Titolo / Responsabilità: Rottannen / Oberkofler, Gabriela

Descrizione fisica: disegno (arte) : altezza 114 cm - larghezza 270 cm - con cornice altezza 117 - larghezza 272.5 - profondità 3.5

Data:2012

Nota:
  • pennarello
  • carta
  • disegnato
  • L’antagonismo tra la natura e la cultura è uno dei temi chiave di Gabriela Oberkofler. L’artista stabilisce una relazione empatica con i motivi vegetali e animali delle sue pitture. In quest’opera presenta due abeti rossi uno di fianco all’altro, con i rami che si intersecano, come fossero una coppia di innamorati, rendendo rosso il vestito di aghi finemente tratteggiato. In questa interpretazione letterale del titolo dell’opera “Rottannen” (abeti rossi), l’essere fedele alla realtà del disegno minuzioso passa all’immaginare una natura vegetale interiore piena di presagi - irrorata di sangue. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 168) Il materiale per le sue produzioni artistiche, Gabriela Oberkofler lo attinge dall’inventario di ricordi della sua infanzia e dai modelli comportamentali interiorizzati a livello collettivo alimentati e forgiati dalla tradizione rurale. Da quando ha lasciato l’Alto Adige per studiare arte a Stoccarda, le sue origini sono diventate la sua principale fonte di ispirazione. Il suo lavoro è un mix di disegni dettagliati che ritraggono animali da allevamento, piante e altri motivi stigmatizzati dell’ambiente contadino. Di questo lavoro fanno parte anche le performance che la vedono arrampicarsi sull’Empire State Building abbigliata con vestito rosa alla tirolese e la fisarmonica con cui diffondere i suoni primordiali della sua terra nel rumore diffuso della metropoli. Anche nei progetti elaborati per i contesti museali, si legge in maniera evidente il collegamento alla terra di origine: l’artista trasforma il museo in un pollaio o colloca una piccionaia in uno spazio espositivo. Di recente le sculture sono entrate a far parte del suo repertorio: un villaggio in miniatura realizzato con cassette per le mele, da portare a mo’ di gerla ornata di gerani attraverso i paesaggi urbani. Nel forte di Fortezza espone un maso mobile che si porta appresso passeggiando nel quartiere berlinese di Mitte. Un maso su ruote completo di tutto quello che gli appartiene: un focolare domestico, le stalle con gli animali e un giardino. Con un sofistico intreccio di astuzie contadine e chiarezza concettuale, Gabriela Oberkofler attua una raffinata esasperazione della spesso ricercata simbiosi fra tradizione e arte contemporanea. (Lisa Trockner, in „Panorama 4, Arte nuova in Alto Adige“, Bolzano 2012, p. 106)
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Abstract: Abeti rossi. Disegno di due abeti folti piccoli di colore rosso. Sul retro firmato con pennarello: "G. Oberkofler" (non visibile perchè nascosto dalla cornice). In cornice. Esposto alla mostra "… und nun von einer Grönlandsfahrt, von einem Walfischfange zurückkäme ..." al Museion, Bolzano, 30.11.2012 – 11.1.2013.

Long way home 22 a
Immagine / Fotografia

Long way home 22 a / Prinoth, Romana

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Titolo / Responsabilità: Long way home 22 a / Prinoth, Romana

Descrizione fisica: fotografia : altezza 73.5 cm - larghezza 109 cm

Data:2012

Nota:
  • Farbpigment
  • carta
  • alluminio
  • fotografato
  • stampato (digitale)
  • Nei suoi lavori fotografici, Romana Prinoth mina le comuni abitudini visive in relazione alla fotografia manipolando successivamente i valori di luce e colore, ad esempio invertendo positivo e negativo o chiaro e scuro. Come tema per “Long way home”, un ciclo di 24 opere, l’artista sceglie momenti di incontro con nebbia artificiale. Nella nebbia, il mondo appare sotto una luce diversa e, proprio come in mezzo alla nebbia, l’ordine e le certezze sfocano anche nelle immagini fotografiche. Allo stesso tempo, si apre uno spazio poetico tra l’essere e l’apparire, dell’immaginario nel reale. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 188) ‘Long way home’ è il titolo che Romana Prinoth dà alla sua mostra nella Galleria Prisma e al relativo catalogo. Il lavoro per la galleria è composto da due serie fotografiche che il viaggiare accomuna, ma i canali espressivi si sviluppano su due livelli completamente diversi. Mentre nelle immagini scattate dal treno è tratteggiato l’errare del pensiero e l’interiorizzazione del vissuto e dell’atteso, nella serie di immagini più grandi il viaggiare diviene una esperienza fisica del paesaggio attraverso le persone. Che si tratti di un viaggio di pensieri o di un movimento fisico, lo spazio della nostalgica ricerca umana può essere definito un punto di partenza. Come palcoscenico per la serie di ritratti del secondo lavoro (di cui fa parte l’opera 22 a) Romana Prinoth utilizza un fenomeno difficile da afferrare che da sempre affascina gli uomini: la nebbia. […] In questa atmosfera artificiale Romana Prinoth ha fermato in scatti affascinanti movimenti tipici che rievocano giochi infantili, a tratti mistici. Eppure la fotografa non si accontenta di mettere a fuoco la preda con il mirino della sua macchina fotografica, bensì trasforma il prodotto originario – gli scatti – in elementi comunicativi che deformano la realtà; scambia i positivi con i negativi. Trasforma la luce in ombra e lo scuro in chiaro. Attraverso questi interventi raffinati effettuati al PC, delicate coltri di nebbia diventano minacciose nuvole di fumo, oppure ombre scure diventano luminosi accompagnatori di corpi solidi. In questo modo Romana Prinoth riesce a mantenere l’equilibrio sul sottile filo tra fotografia concreta e astratta. Queste interferenze tra lo spazio e il non spazio, tra la materia e l’atmosfera, tra l’occulto e la rivelazione, tra l’immutabile ed il transitorio sono proprio gli attimi di incontro avvincente che durante il viaggio attraverso la vita sono in grado di trasformare l’ordinario in qualcosa di straordinario. (Lisa Trockner, in „Long way home“, Innsbruck 2012, p. 25)
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Abstract: N° 22 a della serie fotografica "Long way home", 24 parti. Edizione 1/3 + 1 A.P. Fotografia a negativo a colori di donna e ragazzo in pantaloncini su sfondo blu. Sul retro in basso a destra firma, data e didascalia con pennarello nero: "Romana Prinoth 2012 - long way home 22a - Pigment Art Print on Aluminium Dibond - (1 of 3 + AP)". Senza cornice.

Ich bin im BILDE es mir ein
Bene culturale / Oggetto

Ich bin im BILDE es mir ein / Schönweger, Matthias

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Titolo / Responsabilità: Ich bin im BILDE es mir ein / Schönweger, Matthias

Descrizione fisica: collage : altezza 37.5 cm - larghezza 28.5 cm - con cornice altezza 40 cm - larghezza 31 cm - profondità 2 cm

Data:2012

Nota:
  • matita
  • carta
  • scritto
  • incollato (Collage)
  • Matthias Schönweger è un autore, artista visivo e performer che si muove liberamente tra i confini delle diverse discipline: tutti gli aspetti della sua opera artistica sono pervasi dall’elemento linguistico. Giochi di parole, onomatopea, polisemia sono fonte d’ispirazione per i suoi disegni e collage. Oltre ai giochi linguistici, gli artifici delle sue astute invenzioni di immagini comprendono anche l’appropriazione, la citazione e il kitsch, dando vita a un modo gioioso di trattare argomenti e linguaggi formali. È un gioco libero nel campo minato tra cultura popolare e simbolismo, raffinato e pacchiano, concettuale e istintivo... E ancora tra sovversione ed espressione di sé - personale, anti-accademico e lontano da tutte le superfici levigate. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 210) Che genere di artista è Matthias Schönweger? Uno di quelli che prende tutto e lo trasforma in qualcosa di meglio. Schönweger colleziona tutto ciò che solitamente viene considerato inutile. Non lo fa per il gusto di collezionismo […] ma perchè dai reperti riaffiora tutto ciò che la cultura del quotidiano ha da offrire in termini di low culture, kitsch e trash: qui c’è ancora qualcosa. […] Nel suo intimo Schönweger è un artista concettuale. Uno che porta avanti in maniera rigorosa l’impostazione artistica della conceptual art in tutte le espressioni artistiche di natura linguistica e collega fra loro materiali disparati in maniera poetica. Da distorsioni di parole, assonanze e rime nascono immagini linguistiche e metafore. La lingua è sempre l’algoritmo. Schönweger non fa distinzione fra realtà e finzione, umorismo e tragedia, ieri e oggi, arte e vita. Tutto è legato a tutto e sta in relazione reciproca. […] (Heinrich Schwazer, Die Neue Südtiroler Tageszeitung, giugno 2014) […] Per Schönweger la remix and sample culture della generazione di Google e Facebook è sempre stata un elemento della sua esperienza di risveglio. Il suo rapporto con il sampling è più appassionato, umoristico e in fondo anche più serio rispetto ai montaggi della cultura DJ. L’artista inserisce collage, disegni scritturali e disegni a matita sottile, spesso di carattere erotico, erigendo un monumento all’istinto primordiale da cui scaturiscono i suoi lavori. Schönweger è e rimane il capostipite degli edonisti e dei modesti, l’eterno chierichetto che amministra la propria vita, l’amante dei giochi di parole, l’artista dell’alfabeto, il raccoglitore perdigiorno, lo Spin-Doctor dell’ars vivendi, che tesse il sogno avanguardistico dell’annullamento dell’arte nella vita. (Heinrich Schwazer, Die Neue Südtiroler Tageszeitung, 1° aprile 2012)
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Abstract: Collage di un volantino stampato raffigurante un bimbo visto di schiena davanti a un cuore rosso, una cornice dorata e una foto ritratto dell’artista mentre fotografa, sotto il testo “DO IT YOUR – SELF FAMILY PROTRAIT”. Incollato sopra un adesivo specchiante colore argento. Intorno al volantino collage di bigliettino specchiante con il testo “DO IT YOUR-SELF PORTRAIT” e tre ritagli di carta colorata. In basso a sinistra la scritta in parte manuale con matita in parte con lettere trasferibili “ich bin im BILDE es mir ein”. In basso a destra la firma d’autore con matita “msch”. Sul retro firma d’autore e data con matita a colore rosso: “msch 2012”. In cornice.

senza titolo
Bene culturale / Oggetto

senza titolo / Schwazer, Leander

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Titolo / Responsabilità: senza titolo / Schwazer, Leander

Descrizione fisica: quadro materico : altezza 84 cm - larghezza 80.5 cm - profondità 3 cm - peso 20 kg

Data:2012

Nota:
  • metallo
  • cotone
  • legno
  • “I Fought Geometry, and Geometry won.” Con questa citazione del cantante pop country Johnny Cash, l’artista Leander Schwazer prova a descrivere la sua serie di immagini su tavola con cerniere nel controverso ambito della percezione aptica del materiale della cerniera e dell’impossibile tentativo di utilizzarlo per realizzare precise strutture geometriche a griglia. Nel conflitto tra questi due poli, l’artista posiziona il suo lavoro proprio dove è più evidente l’attrito tra materiale e concept. (Sabine Gamper, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 214) Per un ciclo di opere costituito da lavori bidimensionali e installazioni, come materiale figurativo Leander Schwazer impiega normali cerniere in commercio, cucite tra loro. In un ampio campo associativo tra apertura e chiusura, separazione e unione, il linguaggio di chiara ispirazione minimalista si concatena con il realismo di un oggetto d’uso comune dal carattere feticistico. (Marion Piffer Damiani, in “Arbeiten. Lavori in corso”, Bolzano 2011, p. 246)
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Abstract: Cerniere lampo posizionate in senso orizzontale su supporto nero in cornice nera. Sul retro in basso a destra titolo, data e firma con penna: "O. t., 2012 Leander Schwazer".

Stages of Consciousness IX
Bene culturale / Oggetto

Stages of Consciousness IX / Vonmetz Schiano, Hannes

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Titolo / Responsabilità: Stages of Consciousness IX / Vonmetz Schiano, Hannes

Descrizione fisica: dipinto : altezza 130 cm - larghezza 95 cm - profondità 4 cm

Data:2012

Nota:
  • tela
  • colore ad olio
  • Gummilack
  • dipinto
  • gesprüht
  • laccato
  • I dipinti astratti della serie di opere “Stages of Consciousness” mettono nell’immagine campi di colore energici, e lo fanno in modo allusivo. Ancora oggi, l’oro, grazie alla sua presenza luminosa, seduce come materiale e colore e grazie alla tradizionale associazione semantica, che lo vede come simbolo di sole, luce e saggezza. Le tracce del disegno in forma di rettangolo e linee parallele disegnate sulla superficie di colore dorato del numero “IX” evocano possibili associazioni con l’architettura, come una finestra e una rampa di scale. La promessa di prospettive dorate nel mezzo del quadro contrasta con una cornice grigio-verde che sembra aprire l’accesso all’ossidazione. A differenza di altri metalli, tuttavia, l’oro non si corrode: la visione pittorica della finestra nella luminosità ora gioca con sicurezza con i codici e con la materialità dei mezzi pittorici. (Marion Piffer Damiani, in „Arbeiten. Lavori in corso II”, Bolzano 2020, p. 248) Hannes Vonmetz Schiano è un pittore a tutto tondo, capace tra l’altro di esprimersi anche nel territorio del grande formato, in cui riesce a conservare intatta la propria sapienza cromatica e compositiva. E sono proprio quadri di grandi dimensioni, “icone dilatate”, che la Galleria Goethe2 presenta. Forme e colori – una “costellazione di forme”, come illustra Achille Bonito Oliva nel proprio denso saggio di presentazione – che riconsegnano alla pittura il suo ruolo di cerniera, di “soglia pellicolare” tra la dimensione platonica “dimenticata a memoria” e la vita reale. “La pittura di Hannes Vonmetz Schiano si è affidata inizialmente alla strutturazione di forme astratte evidenziate su tele con la forza di una sorta di architettura organica, fatta trasgredendo la rigidità della geometria e assecondando invece forme a tutto tondo. Spirali, con un ritmo concavo e convesso, profonde anse sgomitanti nello spazio sono tracce di una visione dell’arte capace di fondare una diversa natura delle forme, la pittura come Cosa, intesa come interna caverna con elastici perimetri.” (da: Comunicato stampa, Galleria Goehte2, Bolzano, 2012)
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Abstract: Dipinto astratto color d'oro con linee orizzontali risaltatni e bordo color turchese. Sul retro in alto titolo, data e firma con penna nera: “Stages of Consciousness IX” “2012” “Hannes Vonmetz Schiano”. Senza cornice.